sabato 26 giugno 2010

LA PADANIA NON ESISTE




Non avrei mai creduto che un giorno, dopo quel 24 novembre 2003, avrei potuto mutuare delle frasi di Fini per esprimere un concetto in cui credo e mi riconosco.

Prima che qualcuno speculi su questa mia presa di posizione chiariamo un concetto basilare:

Io sono de LA DESTRA, non mi riconosco nel percorso politico di Fini, che man mano ha abdigato a tutte le ragioni ideali che furono ragione del suo successo.

La scelta la ho fatta quel 27 luglio del 2007 e, difficilmente, torno sui miei passi quando credo di aver fatto la cosa giusta.

Con questo i miei "colleghi" di Partito possono tranquillizzarsi.

Ma non ho il prosciutto sugli occhi e, come spesso ho detto e ripeto, sono pronto a guardarmi intorno a 360° quando si tratta di combattere singole battaglie di civiltà e questa, per me, è la madre di tutte le battaglie.

Ecco la lettera di Fini:

“La Padania non esiste, come ci ha ricordato anche la Società geografica italiana. C’è solo la nostra Italia. Che avrà problemi, differenze tra Nord e Sud, ma è la nostra Nazione. E dobbiamo esserne fieri, non solo quando gioca la Nazionale.Sbaglia chi dice che se non esiste la Padania non esiste la questione meridionale. I problemi del Sud esistono da ben prima che venisse formulata per la prima volta, nel 1873, la nozione di “questione meridionale”. Così come nessuno può negare l’esistenza di una “questione settentrionale”. Sono questioni che vanno inserite in un discorso più ampio: il futuro dell’Italia. Non si può dire che è “Padania” quella parte del paese che lavora e paga le tasse. Per due motivi: non è solo il Nord a lavorare e pagare le tasse e non tutti i cittadini del Nord che lavorano e pagano le tasse si sentono “padani”. Sono pronto a scommettere.Perdere tempo a discutere di una cosa che non esiste (la Padania) ci mette fuori strada rispetto al problema vero: come permettere al motore economico dell’Italia di essere competitivo e vincente nell’economia globalizzata. E quindi meno tasse, meno burocrazia, meno lacci e lacciuoli. Queste sono le esigenze reali del Nord. Non sventolare una bandiera verde.Allo stesso tempo, non possiamo nemmeno eliminare con un tratto di penna la questione meridionale: metà del Paese è nelle mani della criminalità organizzata e ha un reddito pro-capite di circa la metà rispetto a quello del Nord. Se sul versante della Legalità il Governo sta facendo tanto, ma si tratta di una battaglia appena iniziata, sul secondo versante dobbiamo fare molto di più, soprattutto se vogliamo rendere maggiormente produttiva anche l’altra metà del Paese, magari – perché no – ai livelli del lombardo-veneto. È in fondo questa la sfida che dobbiamo accettare. Nell’interesse dell’Italia.Se poi, per conservare il primato (indiscusso) del Nord, per poter continuare a gridare contro “Roma ladrona”, per insistere con la favola della Padania, si vuole lasciare tutto cosi com’è, questo è un altro discorso. Ma non è il mio.”
Concludo con un richiamo a tutti gli elettori, gli iscritti, i simpatizzanti ed i dirigenti de LA DESTRA:

Rinforziamo la nostra presenza al Nord. Accettiamo la sfida, insieme a tutti gli amici e i camerati che credono nell’Italia, nel senso di appartenenza a una comunità nazionale, a un’idea di Nazione, a una storia antica, semplicemente affascinante.
Vito De Santis